Danni da incendi in Sicilia: Irfis pubblica avviso da 2,9 milioni

Danni da incendi, Irfis pubblica avviso da 2,9 milioni. I n pubblicazione oggi da Irfis FinSicilia l’avviso pubblico per contributi straordinari per i danni causati dagli incendi della scorsa estate.   16/05/2024 - Si tratta di una misura da 2,9 milioni di euro destinata a quanti hanno subito danni al patrimonio immobiliare e mobiliare a seguito dell’ondata di calore e degli incendi che hanno interessato, a partire dal 23 luglio 2023, le province di Catania, Messina, Palermo e Trapani e per i quali è stata emanata una apposita ordinanza del capo della protezione civile (la 1078 del 13 marzo 2024). Grazie al decreto della Regione (n. 31/2024 del 9.4.2024), è stato costituito, mediante incremento del Fondo Sicilia, un plafond destinato alla concessione dei contributi d’importo pari a 2,9 milioni di euro. Irfis – FinSicilia S.p.A. è stata incaricata di gestire le relative agevolazioni. Per accedere al contributo è necessario, tra l’altro, essere proprietari dei beni e avere denunciato pri

LAMPEDUSA, VISITA DEL PAPA: “SIAMO QUI PERCHÉ QUA SONO LE NOSTRE IMPRONTE DIGITALI”

Lampedusa, 08/07/2013 – La Bossi-Fini, è "una delle leggi più vergognose sulla questione drammatica dell’immigrazione, sulla cultura e sui diritti delle persone immigrate", come è stata da più parti definita la legge sull'immigrazione che porta il nome dei suoi 'ideatori'. La visita di Papa Francesco a Lampedusa avrà certamente esiti politici non indifferenti sulla cultura dell'accoglienza degli immigrati e darà luogo a novità normative di un notevole 'respiro'.
Quello dell'immigrazione è considerato l'Olocausto dei nostri giorni. Il Papa è venuto a Lampedusa a chiedere perdono per tanta violenza, per tante morti, a condividere il dolore e la responsabilità.

A colloquio sulla banchina del porto con Papa Francesco un giovane immigrato ha detto: “Siamo fuggiti dal nostro Paese per per due motivi, uno politico e l'altro economico. Per arrivare in questo luogo tranquillo abbiamo dovuto superare vari ostacolo. Siamo stati rapiti da vari trafficanti. Per arrivare qui abbiamo sofferto tanto. Vorremmo aiuto dal nostro Santo Padre. Grazie per la vostra collaborazione, ringraziamo Dio. Siamo costretti a rimanere in Italia perché abbiamo qua le nostre impronte digitali ma vorremmo che anche gli altri paesi europei ci aiutassero”.

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«Gli egoismi di classe e di nazione - scrive su Famiglia Cristiana Renato Kizito Sesana, giornalista e missionario comboniano, è socio fondatore di Amani - sono il linguaggio del passato», dice padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano attivo soprattutto in Kenya e in Sudan. «Sono felice per questo papa-pastore che visita questi fratelli non per fare un’opera sociale, non per calcoli diplomatici o per cambiare equilibri geopolitici, ma “solo” perché queste persone “sono la carne di Cristo”».
La “Porta di Lampedusa, Porta d'Europa” si apre su un mare dove si stima che negli ultimi vent'anni siano perite quasi ventimila persone tentando una difficile attraversata. È in un certo senso un'opera incompiuta. Può restare segno di pietà e luogo di raccoglimento, intristirsi in un freddo monumento funebre oppure diventare il simbolo di un'Europa che si apre verso l’Africa, verso l'accoglienza e una solidarietà nuova.

Chiudere questa porta - scrive ancora su Famiglia Cristiana Renato Kizito Sesana - vorrebbe dire chiudersi alla storia e al futuro. L'Europa ha incominciato a capire che il diritto internazionale costruito negli ultimi secoli, il quale nega la possibilità di interferire con gli affari interni di un Paese - anche se è in atto una persecuzione o un genocidio - andava forse bene prima della globalizzazione. Adesso è superato. Ma è già anche superato il diritto di intervento umanitario: di fronte ai drammi crescenti della fame e del disastro ecologico, il Vecchio Continente viene preso dal panico e risponde alla crescente richiesta di solidarietà con promesse che non mantiene mai (come vediamo regolarmente durante gli incontri del G8) rinchiudendosi negli interessi nazionali e alzando barriere sempre più alte.

In questo momento - e speriamo che sia breve - l'Europa crede a chi percepisce e rappresenta lo straniero come una minaccia, come colui che vuole derubarci della «nostra roba» e della «nostra identità», invece che come «colui senza il quale vivere non è più vivere».

Così, chi in Europa tiene gli occhi aperti incomincia a capire che la solidarietà o diventa globale o non ha più senso. Gli egoismi di classe e di nazione sono il linguaggio del passato. Oggi i nostri ragazzi si sentono sempre di più cittadini di un unico mondo e capiscono istintivamente - a meno che siano succubi di martellanti propagande - che la convivenza civile può essere fondata solo su una solidarietà globale, altrimenti è un egoismo mascherato.

Fra pochi anni i politici che hanno inventato i muri che dividono le nazioni come fra Messico e Stati Uniti o fra Israele e Palestina, i Centri di identificazione ed espulsione e i respingimenti saranno consegnati alla storia come sopravvissuti di un'era in cui nessuno più si riconoscerà.

*Renato Kizito Sesana, giornalista e missionario comboniano, è socio fondatore di Amani

07 luglio 2013

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