Deposito scorie nucleari a Trapani e Calatafimi Segesta: l’ARS dice NO, rispettata la volontà popolare

Deposito scorie nucleari: l’ARS dice NO. Ciminnisi: «Rispettata la volontà popolare. Incredibile il silenzio del Governo Regionale». A pprovata la mozione presentata dal M5S e illustrata in aula dalla deputata Cristina Ciminnisi, contro l’ipotesi di realizzazione del deposito nazionale di scorie nucleari in una delle due aree individuate nei comuni di Trapani e Calatafimi Segesta. Il Governo non s’è pronunciato e non è intervenuto in aula.  Trapani, 14 maggio 2024 – L’ARS ha approvato questo pomeriggio la mozione, presentata dal M5S e illustrata in aula dalla deputata trapanese Cristina Ciminnisi, prima firmataria, contro l’ipotesi di realizzazione del deposito nazionale di scorie nucleari in una delle due aree individuate nei comuni di Trapani e Calatafimi Segesta. Il Governo non s’è pronunciato e non è intervenuto in aula. Contro la mozione ha votato il deputato di FdI Giuseppe Bica. «Il voto rende giustizia e dignità ai nostri territori e a tutta l’Isola – afferma Ciminnisi –. Il NO

RENZI A IL MESSAGGERO: “SE BARROSO E VAN ROMPUY SORRIDONO MI FA PIACERE, MA VOGLIO CHE SORRIDANO LE FAMIGLIE ITALIANE”


"Abbiamo voluto cominciare proprio dalla politica: perché solo riformando sé stessa, la politica avrà le carte in regola per chiedere a tutti gli altri di cambiare. Vogliamo presentarci il primo luglio a guidare l`Europa avendo messo a posto le cose di casa nostra". L'intervista al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Il Messaggero nell'intervista di Barbara Jerko, pubblicata il 23 marzo 2014
23/03/2014 - Non mi farò fermare dalla palude, lo dice molto chiaramente il presidente del Consiglio,
rispondendo alle bordate che gli lanciano da giorni Camusso, da un lato, e Squinzi, dall'altro. Le riforme vanno avanti, avverte, perché solo se la politica avrà il coraggio di riformare sé stessa potrà poi avere la credibilità necessaria a riformare il resto del Paese. Matteo Renzi è reduce da una settimana impegnativa sul fronte europeo. E la settimana che si apre domani lo vedrà al fianco di Obama, prima all`Aja poi a Roma. Poi vedrà a Londra Cameron, il 2 e 3 aprile a Bruxelles incontrerà i capi di Stato africani. Nel frattempo andrà in Calabria...
(...) Cominciamo dall'Europa: com'è che partendo per Bruxelles lei ha definito in Parlamento il limite del 3% tra deficit e pil anacronistico, e poi a conclusione del Consiglio Ue ha dichiarato che quello stesso 3% l`Italia lo rispetterà?

«Ho detto le stesse cose, sia in Parlamento che a Bruxelles. Quello del 3% è un vincolo basato sul Trattato di Maastricht e quindi risalente a molti anni fa, ma non ho mai detto che non lo rispetteremo. In aula e al Consiglio Ue ho tenuto la stessa identica posizione. Dopodiché, l`Europa deve decidere che vuol fare del proprio futuro. Se vuole impostarlo su una maggiore attenzione alla crescita e all'occupazione. O se si limita a uno sguardo burocratico, tecnocratico sulla realtà».

Mi pare implicita la sua preferenza.

«Questo è il punto centrale e politico. La nostra battaglia non è per ottenere una deroga al 3%. Noi rispettiamo tutti gli impegni, però diciamo anche: nel semestre italiano vogliamo discutere, approfondire, capire cosa possiamo modificare per far sì che le regole del gioco aiutino l`Europa a crescere. Altrimenti succederà ovunque come in Italia, dove la fiducia verso l`Ue è crollata dal 54 al 28% in cinque anni»

(...) Perché questa volta l`Italia, che per sua stessa ammissione lo va promettendo da anni, stavolta agli occhi dell`Europa dovrebbe apparire credibile?
«Perché è l`ultima chance per gli italiani. E non la falliremo. Io non le faccio perché me le chiedono la Merkel o Barroso. Io le faccio perché girando tra i cittadini da sindaco..., dovrei dire da ex sindaco, mi sono reso conto che quello che pensa la gente è sempre la stessa cosa: se volete chiedere a noi dei sacrifici, cominciate a farli voi politici».

Lei dice che dello sguardo dell`Europa le importa poco. Ma immagino che quei risolini tra Barroso e Van Rompuy abbiamo dato fastidio pure a lei, come a tanti italiani. Un certo scetticismo evidentemente nei confronti dell`Italia è duro a morire, o no?

«Se Barroso e Van Rompuy son contenti e sorridono mi fa piacere. Quello per cui lavoro io è perché sorridano di più le famiglie italiane: in quest`ultimo periodo quando pensano all'Europa non sorridono granché. Ma, insisto, non è colpa dell`Europa, bensì delle riforme mancate».

(...) Dunque lei di questo bilaterale a Berlino resta soddisfatto?
«Per quel che mi riguarda, rispetto sia all'incontro con Merkel sia a quello con Hollande, noi non siamo studenti che vanno a chiedere se hanno fatto bene i compiti. E siccome io rappresento l`Italia e ne avverto tutti la responsabilità, l`onore e il privilegio, alle ricostruzioni macchiettistiche sul nostro Paese non ci sto. Il peso della nostra storia e lo spazio del nostro futuro sono talmente grandi che denotano, in chi insiste in un atteggiamento di subalternità agli altri Stati, sudditanza piscologica e mancanza di coraggio».

(...) Il nostro giornale ha dedicato una serie di inchieste alla poca trasparenza del sindacato, a fronte di una macchina statale che sta cercando faticosamente di rinnovarsi.
«In questo senso ho molto apprezzato quanto ha fatto, proprio in direzione della trasparenza, la Fiom di Landini. In molte cose abbiamo idee opposte, ma do loro atto di aver pubblicato online i conti. I sindacati tutti dovrebbero prendere esempio da Landini, onore al merito».

Sta descrivendo, insomma, uno scontro tra conservazione e riformismo che si gioca sulle teste degli italiani?

«Uno scontro tra palude contro torrente impetuoso, sì. E` questo il punto centrale. Chi in questi anni ha fatto parte dell'establishment, vive con preoccupazione i cambiamenti di merito e di metodo. Soffrono il fatto che si facciano le riforme senza concordarle con loro. Ma se queste riforme aiutano imprese e famiglie e colpiscono i politici, io vado avanti. E consiglierei una riflessione a quella parte di ceto dirigente che avrà la sua linea Maginot il mese prossimo».

Cosa accadrà tra un mese?

«Prenderemo in mano la riforma della Pa, per scardinarla completamente. Lì vedremo il derby palude contro corrente, conservazione contro innovazione. Sarà durissima, la vera battaglia. Al confronto la strana coppia Camusso-Squinzi contro il governo sarà solo un leggero antipasto, scommette?».

Come si scardina la P.A.?

«Ogni cosa a suo tempo. Ma pensi solo a tutta la riforma delle Province. Non si limita ai 160 milioni di euro di risparmi che facciamo sui consiglieri provinciali o ai 600 milioni di risparmi che facciamo con le spese collegate. Ma ha senso continuare ad avere più di 100 sedi della Banca d`Italia o dell`agenzia delle entrate, per ogni struttura periferica dello Stato insomma? Questo ragionamento spazia dalle prefetture alle Camere di commercio, questo è il vero cuore della partita. Ecco perché abbiamo voluto cominciare proprio dalla politica: perché solo riformando sé stessa, la politica avrà le carte in regola per chiedere a tutti gli altri di cambiare. Vogliamo presentarci il primo luglio a guidare l`Europa avendo messo a posto le cose di casa nostra. Fatta pulizia in casa nostra saremo credibili ovunque».

(...) Per finire, presidente, giacché si parla di trasparenza. La procura di Firenze ha aperto un fascicolo sulla vicenda della sua casa in centro. Come stanno le cose?
«La mia casa è questa da cui le parlo di Pontassieve, e per la quale ogni mese pago insieme a mia moglie come molti italiani un mutuo trentennale. La casa di cui parla lei è di un mio amico fraterno, che talvolta mi ha ospitato. Adesso però la magistratura ha aperto un fascicolo su questa vicenda. Bene, aspetteremo che sia fatta chiarezza e vedremo chi ha ragione.

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