Concorso dirigenti scolastici: scelta la data del 23 maggio per precise esigenze tecniche e organizzative

Concorso per dirigenti scolastici del 23 maggio: precisazioni del Dipartimento per il sistema educativo d’istruzione e formazione Roma, 17 maggio 2024 -  Il Dipartimento per il sistema educativo d’istruzione e formazione del Mim chiarisce che la scelta di fissare in tutta Italia la fase preselettiva del concorso per dirigenti scolastici in data 23 maggio risponde a precise esigenze tecniche e organizzative legate, in particolar modo, alla disponibilità delle postazioni informatiche nelle scuole che sono sedi di svolgimento del concorso. Infatti, si sono dovute evitare le giornate del mese di maggio maggiormente impegnate dalle scuole per lo svolgimento delle prove INVALSI riferite alle classi terminali del primo e del secondo ciclo di istruzione e alle classi campione.   Detta scelta, che attiene alle autonome determinazioni della dirigenza preposta, non interferisce con la giornata di commemorazione del giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e degli agenti di scorta assassina

TASSAZIONE SULLE RENDITE FINZANZIARIE: ECCO PERCHÉ NON VA L'AUMENTO

Milano, 28/03/2014 - Le Rendite finanziarie secondo Renzi. Dal primo maggio la tassazione sulle rendite finanziarie passerà dal 20 al 26%. Con questa misura il Governo Renzi conta di recuperare 2.6 miliardi di maggior gettito e di coprire parzialmente i maggiori oneri che deriveranno dalle misure annunciate poche settimane fa. Il secondo obiettivo è convergere verso una media europea che si attesta intorno al 25%.

Il provvedimento del Governo, tuttavia, ha alcune falle che devono essere sfuggite ai tecnici del ministero ed ai giovani della segreteria politica del premier.

Gettito

1. L’ipotesi di un gettito aggiuntivo è presunta e non si basa altro che su proiezioni derivanti dallo stock di titoli presenti attualmente nei portafogli. In 20 anni la propensione al risparmio delle famiglie italiane si è più che dimezzata, passando dal 23,8% al 9,7% del reddito lordo disponibile (fonte Banca d’Italia); mentre il valore assoluto in titoli di Stato resta sostanzialmente costante in tutto il decennio passato, quello in attività finanziarie diverse (azioni, obbligazioni convertibili ecc.) segna un trend discendente passando da circa 90 a 56 miliardi (fonte OECD, Prometeia). È dunque legittimo aspettarsi, a meno di una improvvisa e clamorosa risalita del reddito disponibile, che la tendenza alla contrazione dei risparmi si confermi, rendendo difficile per il governo raggiungere gli obiettivi annunciati;
2. I capitali sono mobili per definizione e quindi difficilmente sarà possibile trattenerli per applicare la nuova tassazione, ipotesi tra l’altro niente affatto auspicabile. Esistono molti strumenti finanziari, facilmente accessibili anche agli investitori retail, che consentono di aggirare l’aliquota.

Asimmetria con i BOT
Nelle ipotesi del Governo, che conferma l’impostazione voluta anche dal Governo Letta, alla nuova aliquota sono assoggettate tutte le attività finanziarie diverse dai titoli di Stato. Si verifica dunque una situazione di asimmetria fiscale fra strumenti del risparmio sostanzialmente assimilabili, con quelli emessi dal Tesoro che godono di un indubbio e quantitativamente rilevante vantaggio. È una concorrenza che risulta inaccettabile, anche alla luce del dettato dell’art. 47 della costituzione: la Repubblica incoraggia e tutela in risparmio in TUTTE le sue forme [..].

L’effetto sui tassi
Per un’azienda privata che ricorre all’emissione di obbligazioni, cambiali finanziarie o minibond – materia oggetto del decreto 83/2012 da parte del governo Monti, che ne intendeva incentivare l’uso - per la acquisizione temporanea di capitali, l’aumento dell’aliquota fiscale si tramuta ipso facto in aumento del costo del denaro, pari all’aumento del tasso netto da riconoscere ai sottoscrittori. In periodi in cui l’accesso ai capitali resta difficile per via della crisi economica e del sistema creditizio, ridurre l’appeal fiscale di queste forme di indebitamento si traduce in un aggravio dei conti patrimoniali e nella maggior difficoltà a varare piani di investimento orientati al recupero di competitività.

La pressione fiscale complessiva
Sebbene in modo residuale in termini quantitativi la nuova aliquota aumenta la pressione fiscale complessiva, che ha già raggiunto con il governo Monti prima e con quello Letta, vette mai toccate (44,4% 2012). A concorrere alla pressione fiscale che grava sui risparmi c'è inoltre l’imposta di bollo portata nel 2014 al 2 per mille del valore dei depositi e delle altre attività.

Conclusioni
La posizione di FARE per Fermare il declino è di assoluta contrarietà all’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Il presunto allineamento con la media europea poteva essere attuato in modo progressivo, come in Inghilterra e Spagna, agganciando i redditi da capitale a quelli da lavoro, magari introducendo un’esenzione per quelli più bassi. Si è scelta invece la via più semplice, e più battuta in Italia, dell’aumento sic et simpliciter delle tasse, dimenticando che ad aumento delle aliquote corrisponde sempre più spesso diminuzione del gettito. Quello che manca da troppo tempo ormai è un rigoroso riordino di tutta la materia fiscale, esposta, da un ventennio almeno, a provvedimenti estemporanei finalizzati solo a far cassa. A pagare, come sempre, sono solo i risparmiatori e i produttori di reddito.


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