Cateno De Luca dimesso tra le polemiche incandescenti, oggi la conferenza stampa a Messina

Cateno De Luca,  leader del movimento "Sud chiama Nord" e federatore della lista "Libertà", terrà una conferenza stampa oggi, giovedì 9 maggio, alle ore 16:00, presso il salone bandiere del Palazzo Zanca, in occasione delle sue dimissioni dal Policlinico. Sarà il primo incontro con la stampa dopo il ricovero dello scorso 29 aprile. L'evento sarà riservato esclusivamente alla stampa e si svolgerà a porte chiuse, per motivi precauzionali legati allo stato di salute di Cateno De Luca. Cannistrà (M5S): “Cateno De Luca vuole gestire Messina per interposta persona? Basile decida sempre per il bene della città”.  “Bene ha fatto il sindaco Basile a dribblare la provocazione del suo leader, alla città non serve un sindaco a comando”, aggiunge Cristina Cannistrà   Messina, 8 maggio  - “Più che una ‘chiamata alle armi’, quella di Cateno De Luca sembra un' indebita intromissione nella vita amministrativa del Comune di Messina. L'eterno candidato, dopo aver abbandona

PROVE INVALSI, LA RESPONSABILITÀ DEI DOCENTI

Sulle consuete contestazioni alle prove Invalsi, il “Corriere della Sera” pubblicava un commento di Gianna Fregonara, molto critico verso le resistenze che si manifestano nel mondo della scuola
15/05/2014 - Immediata la reazione di Giorgio Israel, storico avversario di questo tipo di prove, che sul suo blog accusa la giornalista di identificare la valutazione con i test dell’Istituto Nazionale a ciò preposto. Sulla “Stampa” di ieri, infine, Luca Ricolfi ammette di essere col tempo diventato più critico verso le prove Invalsi, a causa delle distorsioni e delle dinamiche negative che tendono a produrre nella scuola, la principale delle quali è la probabile induzione di una didattica orientata alla soluzione delle prove più che
all’approfondimento delle materie, nella convinzione che prima o poi serviranno anche per valutare i docenti e che sostituiranno i voti nella valutazione degli allievi.

Anche per quanto riguarda i contenuti dei test, lo stesso Israel ne ha sottolineato l’inadeguatezza, almeno per quanto riguarda la matematica. Delle verifiche nazionali sulla preparazione della popolazione scolastica potrebbero essere utili e accettabili se si limitassero ad accertare soltanto conoscenze e abilità elementari nelle diverse materie, il che tra l’altro non dovrebbe accendere la miccia del “teaching to the test”.

Senza addentrarsi ulteriormente nel merito del quadro polemico variamente delineato dai tre interventi, va detto che un problema a parte è però costituito dalle responsabilità di una parte degli insegnanti in tema di valutazione degli apprendimenti. Da molto tempo abbiamo più volte denunciato su questo blog il fatto che, grazie anche all’incoraggiamento dell’intellighenzia pedagogica e alle sollecitazioni ministeriali, molti scrutini finali si trasformano in una fiera del falso in atto pubblico, con la cancellazione di innumerevoli insufficienze anche gravi in nome delle più varie motivazioni e attenuanti di carattere sociale, psicologico e didattico. Negli ultimi anni è poi venuta alla ribalta, grazie al confronto con i risultati dei test Ocse-Pisa, la larghezza di maniche con cui - mediamente - le scuole del sud assegnano i punteggi massimi negli esami di Stato. È poi tristemente nota l’elevata percentuale di studenti che copiano sia durante l’anno che nelle prove d’esame, non di rado con la benevola tolleranza e a volte con l’attiva complicità di chi dovrebbe vigilare.

Tutto questo ha fortemente compromesso la credibilità complessiva della scuola italiana in fatto di valutazione degli allievi e di conseguenza ha spinto potentemente verso forme di valutazione esterna che affianchino o addirittura sostituiscano (come pure qualcuno propone) quella dei docenti. Alla tendenza verso prove “oggettive” concorrono paradossalmente anche le modalità scelte da una parte degli insegnanti per manifestare la loro opposizione ai test Invalsi. Invitare le famiglie a tenere i figli a casa, istigare gli studenti a lasciare le prove in bianco oppure aiutarli a dare le risposte o consentire che si aiutino fra di loro sono comportamenti che non solo violano “gli obblighi di diligenza, lealtà e imparzialità” a cui sono tenuti i pubblici dipendenti, ma concorrono anch’essi a sminuire l’affidabilità professionale dei docenti italiani come garanti della correttezza e della regolarità delle verifiche e delle prove d’esame. In definitiva, solo una scuola in cui tutti si riconoscano fino in fondo nei valori del merito e della responsabilità può essere davvero autorevole nel dibattito pubblico sui temi che la riguardano.

Gruppo di Firenze http://gruppodifirenze.blogspot.it/

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