Dopo che era stato messo in soffitta dal Governo Monti, Renzi vuole riaprire la partita del Ponte sullo Stretto, una partita da chiudere definitivamente per diversi motivi – lo afferma Luca Lecardane coordinatore regionale dell’associazione Net Left
15/09/2014 - Tralasciando l’aspetto ambientale che è importante, ma conosciuto ai più visto lo stravolgimento dell’ecosistema marino, vogliamo soffermarci su altri tre motivi. Il primo motivo è tecnico: visto che la Sicilia si allontana dalla penisola di due millimetri all’anno, secondo rilevazioni satellitari, quindi assolutamente precise, dovrebbero costruirlo con cemento elastico e non crediamo sia stata fatta questa grande scoperta ancora; un altro aspetto è economico: vero è che l’ammontare delle sanzioni per la mancata costruzione del ponte ammontano a un miliardo di euro, ma il costo complessivo dell’opera è di 6 miliardi di euro (costo aggiornato tenendo conto dell’inflazione degli oneri finanziari), e, per un Ponte che non servirà a nulla, e che avrà una vita di massimo 200 anni, ci sembra eccessivo; infine – conclude Lecardane - vi è un aspetto più tecnico, ci domandiamo a cosa possa servire un Ponte che faccia attraversare più velocemente quello spazio tra la Sicilia e la penisola se poi, una volta arrivati qui ferrovie, autostrade e porti sono da terzo mondo? Non sarebbe meglio investire i soldi in infrastrutture interne rendendo più sicure le strade, più veloci i collegamenti ferroviari e trasformando, ammodernandoli, i porti della Sicilia in maniera tale da renderla centrale per il trasporto merci nel mediterraneo?
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