Peppino Impastato: l'intitolazione del liceo scientifico di Partinico

"Notte dedicata ai Licei Classici" a Partinico, a pochi chilometri da Palermo. S oddisfazione per l'intitolazione a Peppino Impastato. A pochi chilometri da Partinico c'è Cinisi, il paese di Peppino Impastato che con coraggio e determinazione, ha combattuto senza paura la mafia! Per questo è stato ucciso barbaramente. Ma per tutti, non solo noi siciliani, Peppino è diventato un esempio di libertà e coraggio!". 22/04/2024 - Barbara Floridia (M5S): "Una scuola nella quale ho insegnato e dove ho conosciuto colleghi e alunni meravigliosi. È stato un momento di gioia e di partecipazione ma soprattutto è stata una serata da ricordare perché, proprio ieri sera, la preside Lucia La Fata, ha dato il lieto annuncio alla comunità scolastica: il liceo finalmente ha cambiato intitolazione e da oggi sarà Liceo "Peppino e Felicia Impastato". Perché sapete? A pochi chilometri da Partinico c'è Cinisi, il paese di Peppino Impastato che con coraggio e determinazi

IL DELITTO SICILIA: ABOLIZIONE DELLO STATUTO E INDIPENDENTISMO, ‘BUTTANISSIMO’ STRABISMO

Il 16 maggio, nel giorno dell’entrata in vigore dello Statuto Speciale della Regione Siciliana, la presentazione a Gioiosa Marea del volume di Salvatore Grillo ‘Il Delitto Sicilia’, in memoria dell’indipendentista on. Salvatore Natoli, presidente della Regione per una notte. C’è chi invoca l’abolizione dello Statuto Autonomo ma, per le stesse ragioni, non invoca pure l’abolizione della Costituzione italiana

Gioiosa Marea (Me), 17/05/2015 – E’ possibile che pure stavolta lo Statuto Speciale Siciliano non verrà abolito. Il dibattito suscitato ieri a Gioiosa Marea dalla presentazione del volume di Salvatore Grillo Morassutti, “Il Delitto Sicilia” (edito da Bonfirraro), ha fatto capire che la legge dello Stato del 26 febbraio 1948 (che ha convertito in legge Costituzionale lo Statuto Speciale della Regione Siciliana) è… legge dello Stato, e come tale va rispettata! Non è pretendere troppo né dallo Stato e né da coloro che in questi ultimi tempi prendono parte allo sport in auge: sparare sullo Statuto Speciale della Sicilia.
Ieri, 16 maggio, è stata una bella data: praticamente il giorno dell’entrata in vigore dello Statuto speciale della Regione Siciliana e della presentazione a Gioiosa Marea del volume dell’on. Salvatore Grillo Morassutti, Il Delitto Sicilia. Operazione Vulcano. Le date, si sa, sono importanti perché fermano nella memoria i tradimenti. A parlarne al Circolo Roma di Gioiosa Marea il consigliere comunale Maurizio Adamo; Maurizio Ballistreri, docente all’Università di Messina; Mario Primo Cavaleri, capo redattore de “La Gazzetta del Sud”; l’autore del volume, Salvatore Grillo Morassutti e il sottoscritto, Mimmo Molica Colella.
Salvatore Grillo Morassutti, nel suo libro cita ripetutamente il Mis, Movimento per l'indipendenza della Sicilia, che nel 1944 contava cinquecentomila iscritti, l'avvocato messinese Francesco Restuccia, considerato il successore di Canepa a capo dell'Evis; il vero capo dell'Evis, Concetto Gallo, con cui fu patteggiato lo Statuto dell'Autonomia Speciale siciliana, tutt'oggi in massima parte inapplicato. E riecheggiano nella sala e nei discorsi la figura dell’on. Salvatore Natoli (scomparso il 7 aprile 2015), presidente per un giorno della Regione Siciliana e il suo libro “La nazione che non fu. Operazione verità”, pubblicato nel 2010, che si apre con una epigrafe di John Fitzgerald Kennedy: “Il grande nemico della verità molto spesso non è la menzogna, deliberata, creata ad arte e disonesta; quanto il mito: persistente, persuasivo ed irrealistico”.
Vengo all’argomento citando, assieme al volume dell’on. Salvatore Grillo Morassutti, Il delitto Sicilia, un altrettanto recente volume di Pietrangelo Buttafuoco, Buttanissima Sicilia, nel quale Buttafuoco mette sul banco degli imputati due cose che riguardano la Sicilia:
1 - la rivoluzione farlocca del governatore Crocetta
2 - lo Statuto Autonomo della Regione Siciliana, dal quale (secondo Buttafuoco) avrebbero origine il malaffare, la Sicilia che sta affogando per le spese pazze, per il bilancio, per la mafia (che a parole si combatte ma in realtà si lascia prosperare girandosi da un'altra parte e fingendo invece di guardare), etc. La Sicilia, quindi, stando a Buttafuoco non sarebbe nei guai per complotti cosmici, per la mala sorte, per il Nord ricco e colonizzatore, ma per colpa l'Autonomia regionale: autentica greppia per mafiosi e potenti, per la classe politica scadente che ci ha governato per decenni. Buttafuoco a mio avviso sbaglia...

Poi citiamo un articolo di Francesco Merlo, pubblicato il 6 ottobre 2012 su La Repubblica, dal titolo E ora aboliamo lo Statuto Speciale della Regione Siciliana, in cui a sostegno della tesi abolizionista compare “la casta, pittoresca e tragica, la ‘casta con le sarde’, supercasta speciale come lo Statuto che andrebbe finalmente cancellato – se non ora quando? – da un governo che fosse davvero antisprechi. E’ infatti lo Statuto, solo lo Statuto, che ha trasformato il deputato regionale in un grassatore, in un mediatore, in un Batman con i mustazzi unti di ‘stigghiola’.”
Come dire che la Costituzione italiana dello Stato andrebbe “finalmente cancellata da un governo che fosse davvero antisprechi”. Perchè "è - infatti - la Costituzione italiana, solo Costituzione italiana, che ha trasformato il deputato nazionale in un grassatore, in un mediatore, in un Batman con i mustazzi, etc.", in corrotti e corruttori, in cercatori di voti per il potere, in pregiudicati di Stato...

Se si invoca l'abolizione dello Statuto Speciale per le ragioni addotte da Buttafuoco e Merlo, per le stesse identiche ragioni andrebbe invocata pure l'abolizione della Costituzione Italiana! Né più e né meno. Quando da invocare - invece - è il rispetto della legge da parte della Regione Siciliana e dello Stato Italiano, con tutti gli organi giurisdizionali. Anche quando la legge non piaccia! Non risulta - infatti - che in Italia vadano applicate solo le leggi che piacciono a ognuno di noi, a proprio insindacabile giudizio.

Parlando al Lingotto ieri il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha detto : "E' vero, - ha detto il Presidente – c'è una corruzione che vediamo diffusa come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria della vita". Il presidente della Repubblica si è scagliato senza mezzi termini contro corruzione, illegalità, contro la disaffezione della gente verso la politica, "una rottura del patto generazionale". "Avvertiamo rischi di un individualismo che disgrega, manca la mediazione dei corpi intermedi e il cittadino si ritrova solo davanti alle istituzioni.” E Papa Francesco: "I corruttori sono i peggiori peccatori ".
Ecco, tutto va in malora. E’ colpa della Costituzione? Aboliamola!
Ai precedenti autorevoli quanto intransigenti esponenti della stampa e della cultura nazionale aggiungiamo Carmelo Caruso e un suo recente articolo pubblicato su Panorama il 27 aprile 2015, dal titolo La Sicilia come fallimento della storia, nel quale Caruso maneggia argomenti forti e lucidamente esposti: “In Sicilia l’89% della rete ferroviaria è monorotaia, 40 mila le frane accertate, 90% i rifiuti conferiti in discarica, 7 miliardi il debito denunciato, etc. Il crollo del viadotto Himera sull’autostrada Palermo-Catania, ha smembrato l’Isola in due blocchi come in Corea. La Corte dei Conti che ha reso pubblica la black list della politica siciliana, dissezionando la carne infetta dell’isola "criminale. Due soltanto sono i treni diretti che da Roma oltrepassano lo stretto di Messina, e non certo per la pressione della Regione ma solo per la compassione di Trenitalia.“
Chi ha voglia di comprendere cosa sia l’autonomia in Sicilia – scrive Carmelo Caruso - sappia soltanto che la Regione che vuole più poteri da Roma ha lasciato fino a oggi a Roma la competenza sui propri binari.”
"La Sicilia vuole più poteri da Roma..?". La Sicilia ha l'obbligo di applicare e pretendere l'applicazione della legge dello Stato del 26 febbraio 1948. E' 'pretendente' la Sicilia, lo sono i siciliani? 
Siciliani 'pretendenti' e tradimenti

Mia zia diceva pretendenti per significare pretenziosi. Ci sono due date (simboliche ed esemplari) nella storia recente della nostra Regione che danno bene l’idea dei tradimenti che ogni giorno vengono perpetrati in Sicilia senza timore alcuno. La prima data è il 15 maggio 1946, la data in cui venne approvato il testo coordinato dello Statuto speciale della Regione Siciliana, mai applicato. La seconda è il 3 giugno 2011, giorno in cui l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all'unanimità la legge n. 9 del 2011 riguardante la promozione, valorizzazione e insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano nelle scuole di ogni ordine e grado. Anche questa mai inapplicata.

E allora perché invocare l’abolizione di una legge dello Stato mai applicata? Semmai bisognerebbe invocare la sua applicazione, in quanto legge dello Stato. Diversamente avalleremmo l’illegalità e l’arbitrio. Due leggi dello Stato e il diritto di un popolo a vivere nella legalità buttati nella spazzatura! Perché la legalità non è una bella parola ma uno dei caratteri essenziali dello Stato di diritto. E la nostra impressione è che l’illegalità, l’arbitrio e la mancata applicazione dello Statuto Speciale siano alla base del tradimento e del fallimento.
E’ grave che gli organi giurisdizionali dello Stato non pretendano e non sanzionino la mancata applicazione dello Statuto (e delle Leggi) con tutto ciò che ne consegue; è grave (ma non ci meraviglia) che l’Europa delle banche e la Corte Europea non sanzionino l’Italia e la Sicilia per tali illegalità e mancanze, come l’UE fa per le carceri strapiene e disumane, per la spazzatura, per il divorzio automatico, per i diritti umani (violazioni dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo). L’Italia - infatti - è stata condannata a versare 120 milioni di euro (la cifra più alta mai pagata da uno dei 47 stati membri del Consiglio d’Europa e col più alto numero di sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo e non ancora eseguite: 2569, contro le 1780 della Turchia e le 1087 della Russia.

Ma c’è un fatto. Oggi è rimasto ben poco su cui sparare senza timore di ritorsioni e sconvenienze. Non rimangono che l’Indipendentismo e lo Statuto Speciale della Regione Siciliana, del quale sembra che non importi molto alla politica. E allora avanti. Spariamogli contro. Se non altro avremo un totem contro cui esercitarci e fare fuoco.

Mimmo Molica Colella

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