Antimafia, il bilancio di un anno: mai come oggi diffuso il possesso di armi, pure tra insospettabili e minorenni

Antimafia: presentato in aula il bilancio dell'attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Dal presidente Cracolici la proposta di un Osservatorio per monitorare gli appalti e il pericolo di infiltrazioni nei subappalti. Sono state 55 le sedute tenute dalla Commissione regionale Antimafia, 14 le inchieste avviate, 70 le audizioni, 9 gli incontri con i prefetti e i comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, 302 gli incontri con gli amministratori locali Palermo, 26 Mar - “Ci sono segnali che ci preoccupano: mai come adesso in molti territori si è diffuso il possesso di armi, persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamento anche tra i giovanissimi, come il caso di un 17enne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Si diffonde la mafiosità come stile di vita”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in un passaggio della sua presentazione in au

FRAZZANÓ FOLK FEST 2015: LA WORLD MUSIC DI ORIANA CIVILE E OI DIPNOI, PER RICORDARCI CHE NESSUNO È PADRONE DELLA MUSICA MA TUTTI AFFITTUARI

Frazzanò (Me), 23/07/2015 – Il Frazzanó Folk Fest, Ethno World Music 2015 non poteva avviarsi in modo migliore. Il Monastero San
Filippo di Fragalà, location privilegiata per qualunque manifestazione, ha ospitato la prima giornata del festival, ieri 22 luglio, con le performances di Oriana Civile e il trio Oi Dipnoi. Oriana Civile ha aperto la rassegna con uno spettacolo di teatro-canzone, “Canto di una Vita Qualunque”, confermando le sue qualità artistiche e vocali, ma pure la carica interpretativa e la sensibilità di interprete e autrice, giacché sono suoi i testi che raccontano la vita di don Ciccino, un uomo di Sicilia del ’900, vissuto a cavallo tra due secoli e tra due millenni: dalla nascita alla morte, dalla ninna nanna alla lamentazione funebre, dai tempi in cui l’amore si faceva con un fiammifero acceso ogni sera alla stessa ora, prima che Whatsapp e Facebook sostituissero i fiammiferi e (forse) pure il fuoco dell’amore e del sentimento.
Ed è proprio l’atto finale, la morte, che mostra l’umanità speciale e la sensibilità che animano Oriana Civile e la rendono artista percettiva e profonda, elevata ed abile, per la capacità di adoperare con maestria arte recitativa e canora. Oriana racconta con rimpianto, descrive (dolente) la disgregazione sociale e familiare, la Sicilia che non è e non sarà, ma che avrebbe potuto (e dovuto) essere.

C’è un ‘assortimento’ che non lascia spazio al manierismo, Oriana ha tessuto un ordito ed una trama davvero disubbidienti e originali per questa sua performance che merita d’essere vista, e (perché no?) rivista. Oriana canta con la voce che possiede, una delle più belle e interessanti dell’intero panorama etnico; dovrà solo decidere, nel prosieguo della sua attività artistica, se farsi interprete di un repertorio che distingue tra loro le grandi interpreti del folk mondiale, Amalia Rodriguez, Yma Sumac, Maria Carta, Fausta Vetere, Teresa De Sio, Giovanna Marini, Caterina Bueno, Etta James, e le accomuna. Rosa Balistreri è già tra le grandi interpreti cui Oriana Civile ha fatto omaggio.
Oriana Civile è l’erede naturale di Rosa Balistreri, alla quale sarebbe perfettamente inutile somigliare, giacché l’unicità di Rosa spiccherà perfino in Paradiso. Così Oriana si giova della memoria storica e culturale, artistica e sentimentale della tradizione siciliana, per intraprendere un viaggio che potremmo già considerare ‘arrivato’. Ma un ‘viaggio arrivato’ per lei non sarebbe che accontentarsi per pigrizia e ignavia. Oriana è artista ad alto potenziale. E lo dimostrerà se viaggerà.
Bravissimo il suo partner artistico, Ciccio Piras.
Ah! Ah! ‘A stissa aria ca so' putenza strogghi ‘u mo pinzeri.
Ah! Ah! ‘U cori vola s’all’ummra pigghi forma e ti prisenti
nan pozzu ripusari.
‘U suli ora trasi dintr’o mari e fannu l’amuri
‘un c’è cosa cchiù granni
tu si la vera surgenti
chi sazia i sentimenti
[Stade Parallele (Aria Siciliana) testo di Giuseppa Romeo, in arte Giuni Russo (1951-2004). 
Musica di Maria Antonietta Sisini. 
Interpretata assieme a Franco Battiato] 

Un discorso a parte va fatto per il trio Oi Dipnoi, la cui bravura è perfino imbarazzante. Sono Valerio Cairone (organetto, zampogna e voce); Marco Carnemolla (basso, contrabbasso e voce) e Mario Gulisano (tamburello, marranzano, cajon, dumbek e voce). I dipnoi, sono un ordine di pesci preistorici che hanno mantenuto dei polmoni rudimentali, sopravvissuti a periodi di siccità, adattandosi all’ambiente. Gli Oi Dipnoi sono frutto di una metamorfosi genetica, poetica e musicale che restituisce alla musica e alla creatività una dignità definitivamente perduta dalla musica leggera e dalla stessa musica (cosiddetta) folk o altrimenti popolare. La radice etnica della loro proposta musicale è la stessa memoria storica e vitale che richiamano quei pesci preistorici, portatori di un dna che non sarà certo la musica a smentire ma, anzi, si giova di essa per innamorarsi ancora di se stessa (della musica), per farne dimensione di sogno e ‘cullamento’, di intima espressività onirica e competente raffinatezza.
Tre musicisti a rapporto con la musica, con lo strumento musicale e con i suoi segreti, con l’aria e il tempo che passano e che, chiudendo gli occhi, si respirano per vivere e non per sopravvivere. La musica elaborata dal trio Oi Dipnoi nasce dall’incontro fra tradizione e novità: l’una si arricchisce dell’altra in un costante dialogo, nel quale è maturato il patrimonio della cultura musicale regionale dell’Isola.
Gli Oi Dipnoi non sono dimentichi del miracolo delle voci e delle note primordiali che conserviamo in noi, che conservano dentro, e da esse traggono il viatico per il loro viaggio-ad-occhi-chiusi, verso un destino musicale viaggiato sulle frequenze di un ordito musicale che traspone sul pentagramma, contemporaneamente, note musicali e ritmo, colori e sapori, volti di donna, amori e destinazioni geografiche, viaggi lontani, naufragi e salvamenti; incontri e spartenze, andate e ritorni. Ricordando allo spettatore che al cospetto della world music nessuno è straniero e nessuno è padrone (della musica) ma tutti affittuari, tutti debitori e creditori allo stesso tempo. Perchè la musica cosiffatta, al contempo si vende e si compra, si suona e si ascolta.

Così la musica popolare potrà chiamarsi etnica, folk o world music e non necessiterà di spartito musicale né di traduttori, perché essa stessa (la musica) si traduce in linguaggio universale, fatto un po’ per sognare, un po’ per suonare, un po’ per narrare e, senza muoversi dal proprio posto a sedere, per ballare.

Mimmo Mòllica

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