Sammartino: sospeso dai pubblici uffici il vicepresidente della Regione Siciliana, voto di scambio

Sicilia, VicePresidente sospeso dai pubblici uffici per corruzione. Caso Sammartino. Di Paola (M5S): “Risultati elettorali eclatanti potrebbero essere frutto di corruttela”.  Sospensione vicepresidente Regione, M5S Ars: “Questione morale fondamentale, Schifani batta un colpo sulla vergognosa deriva della politica”.  Antoci: "Quadro agghiacciante. La classe politica siciliana deve autoriformarsi".  Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione "isole" al parlamento europeo col Movimento 5 Stelle.    Palermo, 17/04/2024 -  Sospeso dalle funzioni pubbliche per un anno il vice presidente della Regione, assessore regionale all'Agricoltura   Luca Sammartino,  indagato per corruzione.  Il provvedimento è stato emesso nell'ambito di indagini del nucleo investigativo dei Carabinieri del comando provinciale di Catania.  Sammartino ha prontamente risposto a quanto gli viene addebitato:  " Ho scritto una nota al presidente della Regione Siciliana, Renato Sch

MASSONERIA, MAFIA E ‘NDRANGETA: “DALLE STRAGI DI FALCONE E BORSELLINO A COSA NUOVA“

E’ quanto messo a verbale dal pentito messinese Gaetano Costa, e confermato da alcuni collaboratori di giustizia siciliani e calabresi alla procura di Reggio Calabria. Un quadro inquietante che vede mafiosi siciliani e calabresi stretti in un’unica consorteria criminale, mafia, ‘ndrangheta, politica e massoneria

19/07/2016 - “Come ho già riferito, i legami tra Cosa Nostra e ‘ndrangheta erano strettissimi. Non so in concreto per quanto tempo, né con quali risultati operativi, ma, sicuramente, si arrivò, anche, a progettare e, poi, a dare forma (parliamo del periodo immediatamente successivo alle stragi di Falcone e Borsellino) ad una super-struttura che comprendeva le due organizzazioni: la cosiddetta Cosa Nuova“. E’ quanto messo a verbale dal pentito messinese Gaetano Costa, e confermato da
alcuni collaboratori di giustizia siciliani e calabresi alla procura di Reggio Calabria. Un quadro inquietante che vede mafiosi siciliani e calabresi stretti in un’unica consorteria criminale, mafia, ‘ndrangheta, politica e massoneria.

“Una specie di organizzazione mafiosa di vertice che comprendeva elementi di peso di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta, allo scopo di ottenere uno scambio di favori più efficace e continuo tra siciliani e calabresi. Cosa Nuova serviva anche ad inserire nel crimine organizzato siciliano e calabrese, persone insospettabili, collegamenti con entità politiche, istituzionali e massoniche, in maniera più organica”.
Nell’intricata vicenda rientra l’ordine di arresto per il senatore di Antonio Caridi (Gal) e per l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, con l’accusa di associazione mafiosa. L’operazione dei carabinieri del Ros “Mamma santissima” ha portato agli arresti dell’ex deputato del Psdi Paolo Romeo, già in carcere dallo scorso 9 maggio, dell’ex consigliere regionale e sottosegretario della Giunta regionale di centrodestra Alberto Sarra, dell’avvocato Giorgio De Stefano e dell’ex dipendente della Regione Calabria Francesco Chirico.
Per l’arresto del senatore Antonio Caridi bisognerà attendere l’autorizzazione del Senato della Repubblica.

L’indagine coordinata dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dal sostituto della Dda Giuseppe Lombardo mira a colpire la struttura segreta di vertice della ‘ndrangheta tesa a dettare le linee strategiche dell’intera organizzazione criminale e di interagire in maniera sistematica con gli ambienti della politica, delle istituzioni e imprenditoriali.
Lo scopo è ovviamente quello di infiltrarsi per asservire ognuna di dette entità agli interessi della consorteria criminale.

Gioacchino Pennino, ex esponente della Dc siciliana, oggi collaboratore di giustizia, ha messo a verbale quanto riguarda lo zio, uomo d’onore della famiglia di Barncaccio, a Palermo, con interessi nell’intera Sicilia: “Mio zio mi confidò di essere stato ospite dei Nuvoletta nel versante napoletano, – è Gioacchino Pennino a parlare –, intorno agli anni ’60, quando mio zio era latitante. Cosa Nostra, ’ndrangheta e Sacra corona unita sono da sempre unite fra loro, anzi è meglio dire che sono una Cosa Sola. Da Napoli mio zio si recava in Calabria, dove mi disse che aveva messo insieme massoneria, ’ndrangheta, servizi segreti e politici per fare affari e gestire il potere. Un comitato d’affari perenne e stabile“.

Alle dichiarazioni del messinese Gaetano Costa e del palermitano Gioacchino Pennino, a parlare di un legame strettissimo di Cosa nostra, ‘ndrangheta e massoneria, sono anche alcuni pentiti, collaboratori ormai storici della magistratura. Gaspare Spatuzza, ex killer di Brancaccio, il pentito che ha ridisegnato la strage di via d’Amelio. Spatuzza ha rivelato ai pm il fil rouge che lega0 siciliani e calabresi, in grado di influenzare gli ambienti più alti del potere politico.

“Si trattava di aggiustare il processo in Cassazione e Giuseppe Graviano mi spiegò come gli amici calabresi, con particolare riferimento alla cosca Molé-Piromalli, si sarebbero mossi su richiesta di Mariano Agate, esponente di vertice di Cosa Nostra, l’anello di congiunzione fra Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta, come mi spiegarono i fratelli Graviano e così come ho compreso stando in Cosa Nostra”.
Le rivelazioni di Spatuzza & C. hanno indotto il gip Domenico Santoro a scrivere nelle carte del processo che “si profila con maggiore nettezza il collegamento fra ‘ndrangheta e mafia siciliana, in una commistione che dà notizia della cosiddetta Cosa Nuova, super struttura mafiosa che unisce Cosa Nostra e ‘ndrangheta e che doveva fungere da testa di ponte verso le istituzioni e la massoneria. Massoneria che, specie in questa terra, era già in stretta correlazione con le organizzazioni mafiose”.
L’inchiesta “Mamma Santissima” è l’indagine che aspetta ora dal Parlamento l’autorizzazione all’arresto del senatore Caridi per associazione mafiosa. Inchiesta che potrebbe ridisegnare le trame che legano e uniscono massoneria-‘ndrangheta- politica e servizi segreti deviati.

“Vorrei che fosse chiaro che questa è la nuova ‘ndrangheta, che nasce dalla commistione tra la vecchia struttura criminale di tipo mafioso e la massoneria“. A parlare è Antonino Lo Giudice detto il ‘Nano’, collaboratore di giustizia, assieme al pentito Cosimo Virgilio. Ambedue forniscono al sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo i riscontri sui cosiddetti “invisibili”, ‘macchinisti’ della macchina criminale a Reggio Calabria.

Nell’inchiesta “Mamma Santissima”, il professore Giuliano Di Bernardo, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, interrogato nel marzo del 2014, come scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare Di Bernardo “ha illustrato quella che lui stesso aveva percepito essere una sorta di compenetrazione fra una certa massoneria e la criminalità organizzata, specie calabrese”.
“Entrato in massoneria nel 1961, – sono le sue parole del professore Giuliano Di Bernardo – nel 1993, dopo essere fuoriuscito dal Goi da Gran Maestro), fondai La Gran Loggia Regolare d’Italia (2002). La Gran Loggia Regolare d’Italia è stata riconosciuta dalla massoneria inglese. Il Goi disconosciuto. In relazione a queste vicende ho avuto diretti contatti con il Duca di Kent che è al vertice della massoneria inglese che è la vera massoneria”.

Il racconto dei pentiti e quello del professore Giuliano Di Bernardo, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, quadra alla perfezione con quello dei massoni.
“L’ingegnere cosentino Ettore Loizzo mio vice nel Goi, nel corso di una riunione della Giunta, presente anche il mio successore Gustavo Raffi, attuale Gran maestro, ) che io indissi con urgenza nel 1993 dopo l’inizio dell’indagine del dottor Cordova sulla massoneria, a mia precisa richiesta, disse che poteva affermare con certezza che in Calabria, su 32 logge, 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta. Io feci un salto sulla sedia. Gli dissi subito: e cosa vuoi fare di fronte a questo disastro. Lui mi rispose: nulla. Io ancora più sbigottito chiesi perché. Lui mi rispose che non poteva fare nulla perché altrimenti lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie. Fu questo che mi indusse prendere contatti con il Duca di Kent a cui esposi la suddetta situazione. Lui mi disse che già sapeva questa situazione tramite notizie da lui avuti dall’Ambasciata in Italia e dai servizi di sicurezza inglesi”.

La rievocazione dei verbali di Di Bernardo provoca la dura reazione di Stefano Bisi, Gran maestro dl Grande Oriente d’Italia. “Il Grande Oriente d’Italia, pur non avendo nulla a che fare in termini di ruolo, di logge e dei suoi iscritti - è stato poi strumentalmente e forzatamente evocato in tale contesto dagli organi d’informazione”.

Secondo il Gran Maestro Bisi, “tirare in ballo un morto, che non può minimamente contraddire o puntualizzare la versione dei fatti attribuitagli, è sin troppo facile e da furbi”.
Poi l’attacco a Di Bernardo, che “avrebbe avuto tutti gli strumenti massonici a sua disposizione e sarebbe dovuto prontamente intervenire per sciogliere le Logge in presunto odore d’illegalità di cui ha parlato nel 2014, o denunciarne i fatti alle autorità competenti. Il non averlo fatto allora sarebbe ancora oggi un atto estremamente grave e incomprensibile”. (Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2016).

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