Antimafia, il bilancio di un anno: mai come oggi diffuso il possesso di armi, pure tra insospettabili e minorenni

Antimafia: presentato in aula il bilancio dell'attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Dal presidente Cracolici la proposta di un Osservatorio per monitorare gli appalti e il pericolo di infiltrazioni nei subappalti. Sono state 55 le sedute tenute dalla Commissione regionale Antimafia, 14 le inchieste avviate, 70 le audizioni, 9 gli incontri con i prefetti e i comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, 302 gli incontri con gli amministratori locali Palermo, 26 Mar - “Ci sono segnali che ci preoccupano: mai come adesso in molti territori si è diffuso il possesso di armi, persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamento anche tra i giovanissimi, come il caso di un 17enne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Si diffonde la mafiosità come stile di vita”. Lo ha detto il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in un passaggio della sua presentazione in au

PAPA FRANCESCO: IL ’68 COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA DEI PIÙ RICCHI A DANNO DEI PIÙ POVERI

PAPA FRANCESCO, DISCORSO AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO, Sala Regia, Lunedì, 8 gennaio 2018: "Nel corso degli anni, soprattutto in seguito ai sommovimenti sociali del “Sessantotto”, l’interpretazione di alcuni diritti è andata progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di “nuovi diritti”, non di rado in contrapposizione tra loro. Ciò non ha sempre favorito la promozione di rapporti amichevoli tra le Nazioni[8], poiché si sono affermate nozioni controverse dei diritti umani che contrastano con la cultura di molti Paesi, i quali non si sentono perciò rispettati nelle proprie tradizioni socio-culturali, ma piuttosto trascurati di fronte alle necessità reali che devono affrontare. Vi può essere quindi il rischio – per certi versi paradossale – che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli. In pari tempo, è bene tenere presente che le tradizioni dei singoli popoli non possono essere invocate come un pretesto per tralasciare il doveroso rispetto dei diritti fondamentali enunciati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

08/01/2018 - Anche i rapporti fra le Nazioni, come i rapporti umani, «vanno regolati nella verità, nella giustizia,
nella solidarietà operante, nella libertà»[2]. Ciò comporta «il principio che tutte le comunità
politiche sono uguali per dignità di natura»[3], come pure il riconoscimento dei vicendevoli diritti,
unitamente all’adempimento dei rispettivi doveri[4]. Premessa fondamentale di tale atteggiamento
è l’affermazione della dignità di ogni persona umana, il cui disprezzo e disconoscimento portano
ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità[5]. D’altra parte, «il riconoscimento
della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili,
costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo»[6], come afferma la
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

A tale importante documento, a settant’anni dalla sua adozione da parte dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite, avvenuta il 10 dicembre 1948, vorrei dedicare il nostro incontro odierno. Per la
Santa Sede, infatti, parlare di diritti umani significa anzitutto riproporre la centralità della dignità
della persona, in quanto voluta e creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Lo stesso Signore
Gesù, guarendo il lebbroso, ridonando la vista al cieco, intrattenendosi con il pubblicano,
risparmiando la vita dell’adultera e invitando a curare il viandante ferito, ha fatto comprendere
come ciascun essere umano, indipendentemente dalla sua condizione fisica, spirituale o sociale,
sia meritevole di rispetto e considerazione. Da una prospettiva cristiana vi è dunque una
significativa relazione fra il messaggio evangelico e il riconoscimento dei diritti umani, nello spirito
degli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Tali diritti traggono il loro presupposto dalla natura che oggettivamente accomuna il genere
umano. Essi sono stati enunciati per rimuovere i muri di separazione che dividono la famiglia
umana e favorire quello che la dottrina sociale della Chiesa chiama sviluppo umano integrale,
poiché riguarda la «promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo […] fino a comprendere l’umanità
intera»[7]. Una visione riduttiva della persona umana apre invece la strada alla diffusione
dell’ingiustizia, dell’ineguaglianza sociale e della corruzione.

Occorre tuttavia constatare che, nel corso degli anni, soprattutto in seguito ai sommovimenti
sociali del “Sessantotto”, l’interpretazione di alcuni diritti è andata progressivamente
modificandosi, così da includere una molteplicità di “nuovi diritti”, non di rado in contrapposizione
tra loro. Ciò non ha sempre favorito la promozione di rapporti amichevoli tra le Nazioni[8], poiché
si sono affermate nozioni controverse dei diritti umani che contrastano con la cultura di molti
Paesi, i quali non si sentono perciò rispettati nelle proprie tradizioni socio-culturali, ma piuttosto
trascurati di fronte alle necessità reali che devono affrontare. Vi può essere quindi il rischio – per
certi versi paradossale – che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare moderne
forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più
deboli. In pari tempo, è bene tenere presente che le tradizioni dei singoli popoli non possono
essere invocate come un pretesto per tralasciare il doveroso rispetto dei diritti fondamentali
enunciati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

A settant’anni di distanza, duole rilevare come molti diritti fondamentali siano ancor oggi violati.
Primo fra tutti quello alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana[9]. Non sono
solo la guerra o la violenza che li ledono. Nel nostro tempo ci sono forme più sottili: penso
anzitutto ai bambini innocenti, scartati ancor prima di nascere; non voluti talvolta solo perché
malati o malformati o per l’egoismo degli adulti. Penso agli anziani, anch’essi tante volte scartati,
soprattutto se malati, perché ritenuti un peso. Penso alle donne, che spesso subiscono violenze e
sopraffazioni anche in seno alle proprie famiglie. Penso poi a quanti sono vittime della tratta delle
persone che viola la proibizione di ogni forma di schiavitù. Quante persone, specialmente in fuga
dalla povertà e dalla guerra, sono fatte oggetto di tale mercimonio perpetrato da soggetti senza
scrupoli?

Difendere il diritto alla vita e all’integrità fisica, significa poi tutelare il diritto alla salute della
persona e dei suoi familiari. Oggi tale diritto ha assunto implicazioni che superano gli intendimenti
originari della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la quale mirava ad affermare il diritto
di ciascuno ad avere le cure mediche e i servizi sociali necessari[10]. In tale prospettiva, auspico
che, nei fori internazionali competenti, ci si adoperi per favorire anzitutto un facile accesso per tutti
alle cure e ai trattamenti sanitari. È importante unire gli sforzi affinché si possano adottare politiche
in grado di garantire, a prezzi accessibili, la fornitura di medicinali essenziali per la sopravvivenza
delle persone indigenti, senza tralasciare la ricerca e lo sviluppo di trattamenti che, sebbene non
siano economicamente rilevanti per il mercato, sono determinanti per salvare vite umane.

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